Per chi si occupa di architettura e design, per quanti lavorano nel mondo
dell’arte e della creatività, la “design week” di Milano rappresenta il viaggio nel
paese dei balocchi. E’ come essere invitati ad un banchetto tanto ricco e goloso
che sai, in partenza, che non riuscirai ad assaggiare ogni leccornia. Entusiasta ed
organizzata, parto alla volta di Milano, pianifico al meglio gli spostamenti per
cercare di vivere le emozioni di ogni evento.
La manifestazione “ufficiale” per gli addetti del settore è Il Salone del Mobile,
arricchito quest’anno delle esposizioni dedicate all’illuminotecnica “Euroluce” ed
agli ambienti di lavoro “Workplace 3.0”. Circa 2000 espositori che trasformano
la fiera nel punto di riferimento internazionale per il settore dell’arredo e del
design. Senza dubbio un’edizione positiva con oltre 300.000 visitatori
provenienti da 165 Paesi, in aumento del 10% rispetto all'edizione 2015 (dove
erano presenti le stesse biennali Euroluce e Workplace).
Il Salone che mi piace è pervaso da una rinnovata eleganza, da un lusso discreto
che si esprime nella ricerca dei materiali e nella cura dei dettagli. Materiali
pregiati morbidi e high-tech, velluti, inserti metallici, led. Le forme hanno
definitivamente abbandonato le linee squadrate e adesso si avvolgono su
morbide curve facendo l’occhiolino al design degli anni '40 e '60. Ogni mobile,
per quanto semplice, mostra la ricerca di cui è frutto in un connubio fra
innovazione e manualità artigiana.
Ho trovato come fattore distintivo, comune a molti prodotti, la possibilità di
combinare materiali e finiture per assecondare i gusti del cliente: per quanto
prodotti in serie, ogni pezzo è unico, creato su misura per l’acquirente.
Le scenografie in cui sono inseriti gli arredi sono altrettanto curate: le pareti
sono rivestite da tessuti, pannelli di legno o di metallo, incorniciate da tagli
luminosi che sottolineano il cambio del colore. Grandi nicchie illuminate
movimentano le pareti. Gli ambienti sono chiari e luminosi o, in alternativa,
giocati su una palette di colori scuri dove la luce irrompe a sottolineare un
dettaglio d’arredo come in una gioielleria che mette in mostra i propri tesori.
E’ proprio nella realizzazione delle nuove forme di illuminazione che la creatività
e l’innovazione si fondono perfettamente. La mia scelta cade sulle matasse
luminose del canadese Bocci che lievitano sospese creando foreste di luce; sulla
luce emozionale dello spagnolo Arturo Avarez che proietta ombre antropomorfe;
sulle fusioni scultoree dell’olandese Brand van Egmond da cui sbucano bulbi
luminosi. E poi led radenti installati nelle pareti, piccoli punti di luce che
fuoriescono dai parati, essenziali lampade da terra e sospensioni dalle forme
assolute che pendono sui tavoli.
Lascio il Salone del Mobile e mi faccio trascinare dall’euforia del Fuori Salone.
Una Milano pervasa da una luminosa primavera è presa d’assalto. Ci sono gli
addetti del settore e gli appassionati di architettura e design, ma non solo: la
febbre del design ha contagiato una folla di visitatori, famiglie con bambini,
curiosi desiderosi di scoprire ogni angolo di questa città. E Milano apre i grandi
portoni, svela i giardini nascosti, mostra silenziosa il fascino dei suoi palazzi che
diventano il palcoscenico ideale di una miriade di eventi e manifestazioni.
A far da contrappunto colori scuri degli arredi del Salone, a Brera, c’è “White in
the City”: il bianco visto da designer architetti e aziende in tutte le sue
declinazioni. L’evento, promosso da Oikos, azienda di colori per l’architettura, ha
realizzato un percorso di installazioni tutti rigorosamente in bianco sullo sfondo,
tra l’altro, dell’Accademia di Brera, di Palazzo Cusani e dell’ex Chiesa di San
Carpoforo.
Passo davanti al Palazzo delle Colonne, costruito tra il 1936 e il 1941 e destinato
alla sede della Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde, e mi accorgo di
quanto la sobria grandiosità dell’atrio e le decorazioni delle grandi cancellate
potrebbero essere oggi in mostra al Salone del Mobile.
Nel pomeriggio e fino a notte inoltrata, un fiume di gente si snoda lungo via
Tortona. Anche qui si concentrano eventi ed esposizioni, mentre i bar riversano
la musica nelle strade ed i negozi sono pieni di oggetti colorati. E’ senza dubbio il
luogo della movida di Milano. Fonte di ispirazione è il concept store del designer
sardo Antonio Marras, “Nonostate Marras”. Vestiti, gioielli, borse, libri, oggetti,
fiori e piante convivono in modo naturale.
La design week di Milano si chiude e non posso che trarne un bilancio positivo.
Addetti ai lavori e visitatori curiosi hanno trovato ispirazioni per il proprio
lavoro, idee per arredare la propria casa, ma anche per dare nuova vita agli
oggetti della nonna abbandonati in soffitta e tornati di grande attualità.